martedì 17 aprile 2012
[Portrait] Cesare De Michelis
Pagliarani soffriva a considerare compiuto un suo libro, a dare ad esso forma definitiva; se fosse stato per lui i suoi testi poetici sarebbero rimasti affidati alla pastosa sonorità della sua voce roca o all’effimera esistenza dei fogli volanti, che attendevano e pretendevano ulteriori cure e attenzioni, che consentivano ripensamenti e giunte, soprattutto giunte e tagli, perché in realtà i versi per lo più resistevano identici, come fusi nella loro corporea esistenza e quindi intoccabili. Era l’opera ad apparirgli irrimediabilmente incompiuta, bisognosa di altro, impari al compito che le toccava; era il racconto che non era mai abbastanza perspicuo.(..) [Cesare De Michelis]
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