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mercoledì 8 aprile 2009
martedì 7 aprile 2009
Il comico in poesia
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... Bisogna innanzitutto distinguere tra il comico che il linguaggio «esprime» e il comico che il linguaggio «crea». Il primo potrebbe essere tranquillamente tradotto da una lingua all’altra, mentre il secondo è intraducibile, perché la comicità risiede tutta nella struttura della frase e nella scelta delle parole. Si può dire che il comico nel linguaggio non è altro che una proiezione (sul piano linguistico) del meccanismo che sta dietro al comico delle azioni e delle situazioni ...Nel reading del Laboratorio Elio Pagliarani presenta casi patenti di comico linguistico in poesia. Eccoli nei post che seguono: Palazzeschi,Ragazzoni, Delfini, ..
Invita poi i poeti stessi contemporanei a presenziare o anche solo in video come reportages dalle letture in pubblico: Costa, Riviello, Spatola,..
Laboratorio di Poesia [ 0 ] Videodisco
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25'07"
[Scheda di Cristiano Testa. Arcavacata] Laboratorio di Poesia. 108.
Elio Pagliarani introduce con Pound e Soffici il suo laboratorio.
Ezra Pound: "L'abc del leggere" (1970); Pound delinea l’immagine di una critica intesa come promozione della poesia, fondata sulla capacità di distinguerne intuitivamente il valore e di precisarne l’essenza con un linguaggio aderente e preciso; avversa allo storicismo, al filologismo, alle metodologie ed ai sistemi estetici, colpevoli di astrattezza e di nascondere le opere vive sotto cumuli di materia morta nella proporzione di "un barile di segatura contro ogni mezzo grappolo d’uva".
Ardengo Soffici: "Primi principi di una estetica futurista" (1920); Soffici, coi suoi metafonemi e ‘metagrafemi’, con la sua divulgazione declamatorio-gestuale, con le sue avanguardistiche congiunture intertestuali (fra iconismo grafico-verbale del Soffici poeta e rappresentazioni cromatico-formali del Soffici pittore), esprime un’esigenza preistoricamente multimediale di comunicazione, cui manca l’oggettivo apporto, ideativo e strumentale, delle odierne tecnologie.
Tale istanza Soffici la condivide con altri poeti futuristi (Marinetti, Govoni,…), se non che, a differenza di costoro, la palesa più coscientemente, e la giustifica culturalmente, nella sede speculativa dei "Primi principi di un’estetica futurista" (1920). Ed a ciò riesce in misura di un suo anarchico ribellismo (di indole toscana) che, relativamente a un futurismo sempre più scolasticamente antipassatista, significa confronto (stavolta culturalmente pure toscano) con la tradizione artistica e letteraria d’Italia.
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