Il maestro di metrica è il maestro di lettura. Leggere infatti non significa percepire ma comprendere e per comprendere mentre si legge, deve esserci un io ad enunciare ciò che si legge. "Legere" è sempre "légein", raccogliere un dire. Si filosofeggia spesso che "l'uomo è misura (metron) , di tutte le cose" dando la stura all'equivoco umanistico e all'antropocentrismo, ma possiamo star certi che ai tempi di Protagora i greci difficilmente avrebbero pensato a un'asticciuola di legno come metron piuttosto che al metron poetico. Semmai l'uomo è il metro del poema delle cose.
Quelli di Pagliarani sono racconti in versi, giocati - come ha scritto Stefano Giovanardi - sulla "contrapposizione irriducibile e drammatica fra il 'mondo piccolo' dell'ndividuo e il ' mondo grande' della storia, tra l'istanza ideologica, istintuale, culturale del singolo e i soverchianti meccanismi dell'economia, delle istituzioni politiche e religiose, della scienza nella società industriale avanzata".
Questo c'insegna Pagliarani. Ma lo fa con una grazia e con un umorismo infiniti: " sappia il lettore di questa commovente poesia / in fondo al prato c'è la ferrovia (..) / se ci sono vacche che fanno occhietto alle locomotive /anime sensitive "..
Il poeta lotta contro le parole e contro gli assassini degli uomini e delle parole. Oscilla tra la disperazione furente e l'esaltazione: «È inutile distruggere gli anni, / inutile la Gran Situazione: / Non c'è più salvezza -- più niente. / Rivoluzione, parola trombone» (scrive nel novembre 1958). -«Oggi sono il capo di una grande rivolta. / Mi ascoltan gli uccelli nel cielo / mi ascoltano i cani stavolta!» (conclude la poesia «Torna la liberta» dell'agosto 1959). A rendere abitabile il mondo che sta finendo penseranno gli squadroni dei fedeli d'Amore, guidati da «una Bambina con una rosa in mano», figlia di Guido Cavalcanti! Gli ignobili imperversano e le parole del poeta sono la realtà: Mercanti, banchieri, avvocati, ingegneri, cocchieri, / non siete che polvere di rotti bicchieri, / di cui faremo carta vetrata per sfregiare la faccia / dei nostri irricordabili ricordi di ieri. (Alfredo Giuliani)"
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