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sabato 1 gennaio 2011

La Ragazza Carla

1

    Di là dal ponte della ferrovia
    una trasversa di viale Ripamonti
    c’è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina.

    Il ponte sta lì buono e sotto passano
    treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli
    e sopra passa il tram, la filovia di fianco, la gente che
    [cammina
    i camion della frutta di Romagna.

    Chi c’è nato vicino a questi posti
    non gli passa neppure per la mente
    come è utile averci un’abitudine

    Le abitudini si fanno con la pelle
    così tutti ce l’hanno se hanno pelle

    Ma c’è il momento che l’abito non tiene
    chissà che cosa insiste nel circuito
    o fa contatto
    o prende la tangente
    allora la burrasca
    periferica, di terra,
    il ponte se lo copre e spazza e qualcheduno
    può cascar sotto
    e i film che Carla non li può soffrire
    un film di Jean Gabin può dire il vero
    è forse il fischio e nebbia o il disperato
    stridere di ferrame o il tuo cuore sorpreso, spaventato
    il cuore impreparato, per esempio, a due mani
    che piombano sul petto

    Solo pudore non è che la fa andare
    fuggitiva nei boschi di cemento
    o il contagio spinoso della mano.


   2

    Il satiro dei boschi di cemento
    rincasa disgustato
    è questo dunque
    che ci abbiamo nel sangue?

    O saranno gli occhiali? Intanto è ora
    che si faccia cambiar la montatura.




 3

    Se si diventa grandi quando s’allungano
    le notti, e brevi i giorni
    ecco ci sono dentro
    sembra a Carla di credere, e sta attenta a non muoversi
    ché il sonno di sua madre è così lieve nel divano accanto
    - ma dormirà davvero, con Angelo e Nerina
    che fanno cigolare il vecchio letto
    della mamma!
    e Carla ne commisura il ritmo al polso, intanto che sudore
    e pelle d’oca e brividi di freddo e vampe di calore
    spremono tutti gli umori del suo corpo. E quelle
    grida brevi, quei respiri che sanno d’animale o riso nella
    [strozza
    ci vogliono
    all’amore?
    E Piero sul ponte, e la gente -
    tutta così?

    S’addormenta che corre in una notte
    che non promette alba
    sul ponte che sta fermo e lì rimane
    e Carla anche.

    4

    La madre fa pantofole, e adesso che Nerina ha suo marito
    c’è Carla che l’aiuta: infila l’ago, taglia le pezze
    fa disegni buffi, un fiocco rosso
    in cima, un nastrino di seta
    che non vanno
    chi compera pantofole dalle Dondi
    non ha civetterie: le vecchie vogliono le prove,
    e pantofole calde, pagamento più tardi che si può

    due anni che una signora Ernani ha da pagare
    le sue trecento lire, e puzza di liquori

    le giovani sposate sono sceme, alle cose gentili non ci
    [vogliono
    nemmeno un po’ di bene, anzi le guardano con rabbia
    man mano che col tempo si dimenticano
    d’esser state ragazze da marito

    Qui non si nega che si possa
    morire un giorno con un fiocco al collo
    uno scialle di seta vivacissimo,
    ma è proprio questo: che se torna il nastro
    è segno che la donna ecco è già stanca
    spremuta tutta, fatta parassita
    estranea ai fornelli straniera alla vita
    ai calzoni, che pendono in giro frusti
    in attesa del ferro da stiro.

    5

    Nerina l’ha trovato e s’è sposata,
    sono saliti insieme tante volte
    sul tram, che è parso naturale (lui
    la guardava bene, senza asprezza
    e senza incanto - e non ce n’era
    tanti)

    S’è sposata pulita
    anche se s’era spinta un poco avanti
    e il viaggio di nozze è restato una promessa
    per più buoni anni avanti.

    Ma Nerina non è stata fortunata
    Nerina non ha fatto un buon affare:
    in parte si vedeva e in parte fu deciso
    così: che Angelo è un abulico,
    non è cattivo Angelo ma s’è portato dietro i reumatismi
    dalla Germania, e non si muove e non si scrolla
    va troppo spesso al cinema

    (Alla ditta hanno detto alla signora
    fa bene in officina, ma non è
    affabile, e chi lo sa come la pensa?) Sì, e prende
    ventiseimila con la contingenza.

    Lo sapeva anche prima, anche la madre,
    e loro gli hanno offerto anche la casa
    ma viverci è diverso
    è diverso star dentro
    e questo, se qualcuno lo sa, è la sua mamma
    lei che il numero dei giorni
    strappati con le unghie al calendario e trascinati dietro
    come un ladro trascina refurtive incommerciabili
    porta scritto sul volto e sulle spalle.

    6

    A Carla suo cognato non le piace
    dalla sera del dolce: fidanzato era stato a casa loro
    a pranzo, e in fondo, quando c’era il dolce
    e tre piatti da dolce e quattro bocche
    toccò a Carla pigliarsi la sua parte
    in cucina, nel fondo del tegame.

    Da questo si capisce che la Carla
    l’hanno cresciuta male,
    quando mai
    s’era vista una festa come quella
    l’altr’anno, quindici anni, a carnevale?

    a lei tutto il superfluo di affetti e di ricchezza
    e la scuola serale

    che se nasceva maschio, vuoi vedere
    che la vedova lo faceva ragioniere?

    7

    È dalla fine estate che va a scuola
    Guida tecnica per l’uso razionale
    della macchina
    la serale
    di faccia alla Bocconi, ma già più
    Metodo principe
    per l’apprendimento
    della dattilografia con tutte dieci
    le dita
    non capisce se è un gran bene, come pareva in casa,
    spendere quelle duemila lire al mese
    Vantaggi dell’autentico
    utilità fisiologica, risultato
    duraturo, corretta scrittura
    velocità resistenza

    piano didattico paragrafo primo

    La scuola d’una volta, il suo grembiule
    tutto di seta vera, una maestra molto bella
    i problemi coi mattoni e le case, e già dicevano la guerra
    Mussolini la Francia l’Inghilterra.
    Qui di gente un campionario: sei uomini e diciotto
    donne, più le due che fanno scuola
    Nella parte centrale del carrello, solidale ad esso
    ecco il rullo
    C’è poca luce e il gesso va negli occhi
    Nel battere a macchina le dita
    devono percuotere decisamente
    i tasti e lasciarli liberi, immediatamente
    Come ridono queste ragazze e quell’uomo anziano che fa
    [steno
    e non sa, non sa tener la penna in mano
    Ciascun esercizio deve continuarsi
    sino ad ottenere almeno
    tre ripetizioni consecutive
    senza errore alcuno e perfettamente
    incolonnate
    O quella povera zoppina, la più svelta
    a macchina
    Quando il dispositivo per l’inversione
    automatica del movimento del nastro, o per difetto
    di lubrificazione o per mancanza
    del gancio
    non funziona
    O Maria Pia Zurlini ch’era nata
    ricca e ha già trent’anni e disperati
    sorrisini
    l’inversione
    si può provocare in vari modi:
    colle mani.

    8

    Studiava senza voglia, ma studiava
    a casa si sa bene che un purgante
    va preso, e a tempo debito, però
    chissà cosa voleva; intanto Angelo
    doveva andare a prenderla all’uscita

    In Germania lavoravano nei campi
    le ragazze, con zappe e con forconi
    e tu che cosa aspetti?

    Allora si fa avanti e l’accompagna Piero
    che fa stenografia perché non vuole
    fare il ciclista col padre, un impiego
    gli piace di più, porta gli occhiali
    A Piero piace il calcio e non lo gioca
    mai o troppo poco e forse c’è qualcosa
    che gli torce il tronco nel suo sviluppo
    e non prende le cose come vengono e senz’armi
    e all’insaputa di sé si mette in lotta con l’ambiente.

    9

    Ma quei due
    hanno avuto poche sere per parlare
    la prima fu d’impaccio
    la seconda
    che risero ragazzi per un tale
    che parlava da solo d’una bomba
    e un altro poco
    altro che bomba, all’incrocio di via Meda
    la circolare lo piglia sotto se non era svelto
    il tranviere
    urli, sfoghi pittoreschi e qualcheduno
    pronto a far capannello, al raduno
    scappano i cani, si tormenta il pizzetto
    il bravo ometto ebete e la dentiera.

    Dialogo che possiamo immaginare, un vestito sciupato
    [troppo in fretta
    e tira e molla - barba ometto bomba, che ridere che
    [piangere
    dialogo che possiamo immaginare, uno così voleva
    [riparare
    una bicicletta scassata e aveva fretta
    fino al portone di Carla
    persuasi della colpa originale.
    La terza
    un istinto battagliero
    li condusse a passare per il parco
    e fu peggio, che un silenzio
    gli cadde addosso e Carla aveva freddo
    e Piero zitto e lei anche nel parco di dicembre
    Chi sarà questo Ravizza?
    chiese Piero, e pentito si nascose
    le mani in tasca, che gli davan noia.
    Poi uscirono, che zone luminose, allora
    qui a Milano,
    a Carla assorta e lieve
    Piero prese a dire:
    Marcia,
    quest’anno,
    il campionato,
    che è un piacere.

    Certa gente si sveglia in quei momenti
    ridendo a un sonno buono, equilibrarsi
    sopra il trolley, amare un’infermiera per baciarla
    è troppo facile. Chi abita nel cielo e quanto paga
    d’affitto? Ecco le lune
    di Giove sopra i fili del telefono, il viale
    sarà tutto magnolie e i giardinieri
    avranno un gran lavoro.

    Pallavolo, se fosse un altro gioco sportivo, con la gente
    O palla prigioniera?

    Ecco ti rendo
    i due sciocchi ragazzi che si trovano
    a casa tutto fatto, il piatto pronto
    Non ti dico risparmiali
    Colpisci, vita ferro città pedagogia
    I Germani di Tacito nel fiume
    li buttano nel fiume appena nati
    la gente che s’incontra alle serali.

    II

    1

    Carla Dondi fu Ambrogio di anni
    diciassette primo impiego stenodattilo
    all’ombra del Duomo

    Sollecitudine e amore, amore ci vuole al lavoro
    sia svelta, sorrida e impari le lingue
    le lingue qui dentro le lingue oggigiorno
    capisce dove si trova? transocean limited
    qui tutto il mondo…
    è certo che sarà orgogliosa.

    Signorina, noi siamo abbonati
    alle Pulizie Generali, due volte
    la settimana, ma il Signor Praték è molto
    esigente - amore al lavoro è amore all’ambiente - così
    nello sgabuzzino lei trova la scopa e il piumino
    sarà sua prima cura la mattina.

    ufficio a ufficio b ufficio c

    Perché non mangi? Adesso che lavori ne hai bisogno
    adesso che lavori ne hai diritto
    molto di più.

    S’è lavata nel bagno e poi nel letto
    s’è accarezzata tutta quella sera.
    Non le mancava niente, c’era tutta
    come la sera prima - pure con le mani e la bocca
    si cerca si tocca si strofina, ha una voglia
    di piangere di compatirsi
    ma senza fantasia
    come può immaginare di commuoversi?

    Tira il collo all’indietro ed ecco tutto.

    2

    All’ombra del Duomo, di un fianco del Duomo
    i segni colorati dei semafori le polveri idriz elettriche
    mobili sulle facciate del vecchio casermone d’angolo
    fra l’infelice corso Vittorio Emanuele e Camposanto,
    Santa Radegonda, Odeon bar cinema e teatro
    un casermone sinistrato e cadente che sarà la Rinascente
    cento targhe d’ottone come quella
    transocean limited import export company
    le nove di mattina al 3 febbraio.

    La civiltà si è trasferita al nord
    come è nata nel sud, per via del clima,
    quante energie distilla alla mattina
    il tempo di febbraio, qui in città?

    Carla spiuma i mobili
    Aldo Lavagnino coi codici traduce telegrammi night letters
    una signora bianca ha cominciato i calcoli
    sulla calcolatrice svedese.

    Sono momenti belli: c’è silenzio
    e il ritmo d’un polmone, se guardi dai cristalli
    quella gente che marcia al suo lavoro
    diritta interessata necessaria
    che ha tanto fiato caldo nella bocca
    quando dice buongiorno
    è questa che decide
    e son dei loro
    non c’è altro da dire.

    E questo cielo contemporaneo
    in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto
    questo cielo colore di lamiera

    sulla piazza a Sesto a Cinisello alla Bovisa
    sopra tutti i tranvieri ai capolinea

    non prolunga all’infinito
    i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli
    coperti di lamiera?

    È nostro questo cielo d’acciaio che non finge
    Eden e non concede smarrimenti,
    è nostro ed è morale il cielo
    che non promette scampo dalla terra,
    proprio perché sulla terra non c’è
    scampo da noi nella vita.

    3

    Negli uffici s’imparan molte cose
    ecco la vera scuola della vita
    alcune s’hanno da imparare in fretta
    perché vogliono dire saper vivere
    la prima entrare nella manica a Praték
    che ce l’ha stretta
    A Praték gli vanno bene i soldi
    e un impiegato mai, perché la fine
    del mese i soldi l’impiegato pochi o tanti
    li porta via, e lui li guarda coi suoi occhi
    acquosi, i soldi, e non gli pare giusto.
    A Praték gli van bene anche le donne
    e Lidia che era furba lo sapeva
    e l’ha passato mica male, il tempo, sullo sgabello della
    [macchina
    con le sue cosce grasse.
    Ma la moglie coi soldi che è gelosa
    vigila sulla serenità delle fanciulle,
    Monsieur Praték - in fondo, io sono un filosofo -
    non per niente è stato anche in galera
    rispetta gli istituti: Lidia parte
    entra Carla: può servire che si sappia:
    col dottor Pozzi basta un po’ di striscio,
    fargli mettere la firma in molti posti.

    4

    Monsieur Goldstein un mite segretario tradito dal cognome
    ha chiesto gli anni a Aldo Lavagnino
    ventidue
    ho un figlio che combatte in Palestina
    anch’io di ventidue, ha detto
    questa terra
    avrà un pezzo di terra per i nostri
    figli?
    Questa terra ha mercati
    e sul mercato internazionale delle valute
    libere o no, Cogheanu, il suo padrone, tiene una rete fitta:
    da un’area all’altra trasferiscono ogni giorno
    valute in questo modo:
    Tel Aviv le quinze Avril o Bombay March twenty five
    su blok notes, carta straccia
    Monsieur X veuillez payer à notre Monsieur Ypsilon
    la somme de quatre vingt dix mille neuf cent cinq
    [dollars
    Signé Goldstein o Cogheanu

    A Bombay a Tel Aviv a Casablanca un ometto Mister X
    per quel foglietto paga le sterline
    anzi i dollari dollari, oggi son dollari che vanno

    nell’affare della soda, bell’e concluso in un momento
    [delicato
    in quel momento che la soda sul mercato risentiva del
    [rilancio
    jugoslavo e la Germania era alle porte
    e Praték a Roma aveva già comprato
    con lire d’Italia e alcune scappellate
    al mercato nero delle licenze la licenza
    d’esportazione per ventimila tonnellate
    fu il rapporto dello scambio
    dollaro sterlina - si compra a sterline si vende in dollari
    a Londra c’è cancelliere un matto -
    che buttò a mare l’affare: tremila dollari di spese
    quarantacinquemila non guadagnati quarantotto.

    Angelo un osso buco intero, con patate
    Carla un pezzo col midollo che le piace
    l’altro pezzo Nerina la madre le patate

    nessuno sa cosa vuol dire pagamento
    contro documenti e perché s’usi
    ma la madre orgogliosa guarda Carla

    crescere.

    5

    Però non è sicuro che la Carla
    cresca come si deve o voglia o sappia
    farlo, come si cresce a quell’età
    e quali fatti passino o quali invece
    segnino un passaggio, chi lo sa?

    A venti o a ventiquattro quanti han scritto
    d’esser pronti e d’aver necessità
    di rifare all’indietro quella strada
    non agevole, fin dentro nelle viscere
    di chi li ha fatti nascere, a cercare
    momenti di rottura soluzioni
    di continuità
    che la storia non dà
    ma che ci sono stati certamente
    se sono come sono?

    Carla,
    sensibile scontrosa impreparata
    si perde e tira avanti, senza dire
    una volta mi piace o non lo voglio
    con pochi paradigmi non compresi
    tali, o inaccettati; desideri
    precisi da chiarirsi non le avanzano
    a fine mese

    a fine mese sangue
    maculato tra le gambe pallide
    la fa tremare sempre, e Praték quando
    la chiama nel suo ufficio per dettare.

    6

    Per esempio, bisogna sentire come bestemmia
    che parole volgari come un uomo solamente
    - a Carla nausea e niente voglia di domande -
    oggi non mite Aldo
    quando la gatta è via i topi ballano
    La signora Camilla per calmarlo
    non liscia il pelo giusto - con la schiena
    che tiene su le spalle, sulla macchina
    Carla china la faccia rifugiandosi
    nei tasti più veloci
    «Ci sono cose che superi soltanto
    a letto, incastrato in una donna, e maledetto
    il frutto del suo grembo» - Aldo trema
    non sa come sfogarsi
    A third world war

    fondamento del diritto delle genti, l’istituto
    della guerra È antico quanto gli uomini: a dirimere
    le controversie fra gli stati, sia pure come extrema
    [ratio
    nulla di piÙ risolutivo ed efficace del ricorso
    a codesto, che la dottrina configura e la prassi
    [tutela
    come sanzione decisiva cui si affida
    il ripristino della violata legalità internazionale
    - non c’È da farsi illusione, non È tale legge senza
    [sanzione -
    e la scienza specifica, i trattati, dal grotius ai giorni [nostri
    ne illustrano le ragioni e la funzione (della
    [guerra-sanzione).
    inoltre, la dottrina piÙ recente, sulla scorta degli
    [accadimenti
    e dell’espressa volontà dei soggetti di diritto
    [internazionale,
    ha elaborato una nuova figura definita
    [guerra-rivoluzione
    massima produttrice, ex novo, di diritto: laddove la [prima
    ripristina, la seconda crea, mirabilmente
    [integrandosi
    il sorgere della legge e il suo proseguimento

    A third world war
    is nécessary, né-ces-sa-ry, go on translate my friend
    sporgendo il petto in fuori come un rullo e fronte dura
    e io certo ho tradotto, che faccio il traduttore,
    che ce ne vuole un’altra, un’altra guerra

    Ci sono anche quelli che a sera
    si tolgono un occhio mettendolo accanto
    alla scrittura di Churchill, sul comodino,
    intanto che fumano la sigaretta:
    è un occhio fasullo, di vetro, ma è vera
    l’orbita cava nel volto.
    Ma farlo di giorno, in piena luce di sole
    per sgomentare l’amore
    mi vuoi bene così?
    Ma farlo di giorno smerciandolo
    come salvacondotto al tedesco
    non sono un uomo intero pertanto
    puoi fare a meno di uccidere
    me

    che la terza guerra mondiale è necessaria
    con le mie parole a me
    l’ha fatto dire - in un angolo in silenzio
    Praték con gli occhi a dire sì e il beota
    ridanciano di Biella «Andiamo piano, signori,
    non scherziamo».

    Lui dice pane al pane
    il turco è assai potente
    fare il furbo non gli serve a niente.

    Poi, chissà perché, mai fatto prima,
    Aldo la segue all’uscita le offre un Campari
    Carla adesso rifiuta - ci ha già pensato scendendo -
    e invece dice di sì, a Cappellari
    si prende il suo aperitivo, se lo mescola
    con un po’ di vergogna
    e in tram le gira la testa

    fortuna che i tram
    fortuna che nei tram di mezzogiorno
    la gente ti preme ti urta ti tocca
    magari ti blocca col gomito
    ma non ti lascia cadere.

    7

    Chissà cosa vuol dire debolezza
    forza, nella gente, spina dorsale.
    Chissà che cosa sanno quanti sanno
    ciò che vogliono, che spingono avanti la certezza
    di essere, come fossero da sempre
    uomini, e per sempre.

    Casa mia casa mia
    per piccina che tu sia
    c’è Nerina con la pancia
    con lo schiaffo sulla guancia
    del marito che lavora
    chi lo sa per quanto ancora
    c’è la madre che permette
    calze larghe calze strette
    tutto bene come fosse
    un bambino con la tosse
    ogni giorno sempre uguale
    c’è una volta carnevale
    c’è una volta carnevale
    c’è una volta.

    III

    1

    No, no, no - Carla è in fuga negando

    una corsa fra i segnali del centro non si nota
    se non c’è fra i venditori di sigarette
    un meridionale immigrato di fresco
    ancora curioso di facce
    avanti in marcia
    chi ci mette la carica?
    scapigliata pallidona
    non è vero se non urli, come, paonazzo atrabiliare,
    quel tale per diffondere un giornale

    questo no. Ho paura, mamma Dondi ho paura
    c’è un ragno, ho schifo mi fa schifo alla gola
    io non ci vado più.
    Nell’ufficio B non c’era nessuno
    mi guardava con gli occhi acquosi
    se tu vedessi come gli fa la vena
    ha una vena che si muove sul collo
    Signorina signorina mi dice
    mamma io non ci posso più stare
    è venuto vicino che sentivo
    sudare, ha una mano
    coperta di peli di sopra
    io non ci vado più.
    Schifo, ho schifo come se avessi
    preso la scossa
    ma sono svelta a scappare
    io non ci vado più.

    Sagome dietro la tenda
    Marlene con il bocchino sottile
    le sete i profumi i serpenti
    l’ombra suona un violino di fibre
    di nervi, sagome colore di sangue
    blu azzurro viola pervinca, sottili
    le braccia le cosce
    enormi, bracciali monili sul cuore
    nudo, l’amore
    calvo la belva che urla la vergine santa
    l’amore che canta chissà
    dietro la tenda
    le sagome.

    La vedova signora Dondi
    forse si sarà spaventata
    ma non ha dato tempo a sua figlia
    Non ti ha nemmeno toccata
    gli chiederemo scusa
    fin che non ne trovi un altro
    tu non lascerai l’impiego
    bisogna mandare dei fiori
    alla signora Praték.

    2

    Domenica con un fascio di fiori
    Aldo a fianco occupato di lei «Telefonano in un circo.
    Pronto: batto a macchina e parlo francese, non basta?
    So andare in bicicletta e dire il credo, non basta
    per il circo? Non sentite che nitrisco, che volete di più
    da un povero cavallo?»

    con un fascio di fiori più pesante
    di una sporta di pane e di patate
    in visita ai signori Praték

    Ma madama è squisita, dice belli
    ai fiori, bravi ai ragazzi, dice che sciocchezze
    dice che Aldo è un giovane per bene
    che sono proprio una coppia divertente

    forse dice fra i denti almeno questo
    le facesse la guardia l’impiegato

    Autour des neiges, qu’est ce qu’il y a?
    Colorati licheni, smisurate
    impronte, ombre liocorni
    laghi cilestri, nuvole bendate,
    risa dell’eco a innumeri convalli
    la vita esala fiorisce la morte
    solitudine imperio libertà.

    3

    Quante scuse le donne, quante moine
    per non lavorare. Più bassi ancora
    in ufficio gli occhi, di notte
    la madre è sveglia a tutte le ore. Ben vengano
    domeniche a spasso con Aldo Lavagnino.

    Quando camminano in due per le strade
    guardano le vetrine del centro
    e qualche volta ci scappano di quei commenti
    che fanno proprio ridere di gusto. Poi Aldo la porta
    a vedere i quadri dei pittori, a bere qualcosa,
    a sentire un comizio o, più di rado, al cinema.

    Al ritorno, che è sera, poi la prende a braccetto
    e non dicono niente, ma va bene lo stesso,
    solo se la guarda fisso
    o le gira lo sguardo afferrandole il mento con la mano
    Carla si sente stanca: è proprio ora
    di cena, l’ultimo tratto verso casa
    bisogna farlo di corsa.

    4

    Les rouges les rouges regardez la-bas
    fa toro e torero Mizar in casa sua, nell’ufficio A
    mentre dabbasso
    sfilano operai con le bandiere.

    Dabbasso sotto i portici c’è una
    che vive col maglione, fa già primavera,
    ha un petto enorme e grasso
    che le dà da mangiare

    dabbasso è lei che applaude
    e zitti Carla e Aldo a guardare
    mentre Mizar fa il matto
    poi dice «a lavorare» un po’ più calmo
    quando vede la Celere di scorta.

    5

    Quante parole nei comizi e folla
    nel marzo quarantotto! Gente fissa
    ogni ora del giorno e della notte in piazza Duomo.
    Aldo, Angelo, persino la collega dell’ufficio accanto
    vestita così bene
    dicono che la gente che lavora
    deve stare al suo posto
    che si sa bene per chi bisogna votare.

    A Carla per il voto le mancano degli anni
    e a lei sembrano molti
    Aldo s’arrabbia
    e invece è lui che fa rabbia
    disoccupato quand’è sera, sofferente
    al rifugio che notte gli presenta
    per molti o pochi soldi,
    e se accarezza Carla
    le accarezza le mani, e parla.

    Ma il sangue, è vero che ha un ritmo
    in certi mesi detti primavera
    accelerato? e vale anche per noi, qui sotto il ritmo
    della città?
    e quest’interno rigoglio come viene
    tradotto sopra i volti? ma dietro i vetri
    che cosa bolle alla Montecatini
    dov’è la primavera della Banca
    Commerciale?

    Aldo s’è messo in testa che la Carla
    vada con lui a mangiare, una sera

    ma sarà una sera che Carla ha da fare
    con tante cose in casa, col bambino
    ch’è nato a sua sorella.

    Col bambino che è nato e si prende
    altro spazio, è più esiguo
    l’esiguo margine a fughe

    a un totale parziale o sub-totale
    non è che può mancare molto;
    [sopravvive
    difatti, solo chi impara a vivere.

    Necessità necessità verbo dei muti
    idillio accanto alla calcolatrice
    corsa proficua degli storpi, amore
    del badilante sullo sterro, gravità
    sul capezzolo dei nati, erba del prigioniero,
    lo stesso capriccio del vento nel tuo nome
    fa portatore di polline natura.

    6

    Come quelli che non seppero servirsi nell’assenza
    del genitore è un trauma poi se manca
    la frutta sulla tavola, nessuna scusa a Carla
    la pazienza di Aldo sa concedere.
    Tacitamente passa una domenica
    che uno gira solo e l’altra è in casa,
    procedendo poi i giorni come al solito
    come strumento
    come strumento di tesaurizzazione
    come strumento di tesaurizzazione
    [l’oro in Europa
    si arriva a un altro sabato, ma casca
    un approccio, o si perde per aria: domenica bis.

    Si può dire benissimo «Esco
    a prendere una boccata d’aria» ma anche a questo
    a non affogare per strada di domenica da soli
    ci vuole temperanza ed abitudine.

    Carla non lo sapeva che alle piazze
    alle case ai palazzi periferici succede
    lo stesso che alle scene di teatro: s’innalzano, s’allargano
    scompaiono, ma non si sa chi tiri i fili o in ogni caso
    non si vede: attraversando da un marciapiede all’altro sono
    [bisce
    le rotaie, s’attorcigliano ai tacchi delle scarpe
    sfilano le calze all’improvviso - come la remora che in
    [altomare
    ferma i bastimenti.

    Quei bambini sul ponte mentre fanno
    una festa dolorosa a un animale c’è il fumo che li assale,
    a San Luigi sono i ladri che ci stanno, via Brembo è una
    [fetta di campagna, peggio,
    una campagna offesa da detriti, lavori a mezzo, non più
    [verde e non ancora
    piattaforma cittadina; meglio il fumo sul ponte che scompare
    col merci, via Toscana, piazzale Lodi con un poco
    d’alberi e grandi chioschi di benzina, dove fischia un
    [garzone bela tusa
    e un altro stona ha fatto più battaglie la mia sottana - uno
    [stornello di Porta Romana -
    ma è un uomo sciupato, che porta
    un cane a passeggio.

    Due giovani sul serio non permettono
    con baci spudorati alcuna sosta
    su una panca nella rotonda del piazzale, incalza il giorno
    il cammino di Carla: viale Umbria si muove un po’ di gente
    c’è qualche faccia di ragazza fatta, motociclette in moto
    [della festa.
    Un bar, gente che ride fa richiamo, ma non entra così una
    [signorina
    a bere un’aranciata: intrusa, ciccolataia, figurina
    è fuori l’aria, anche se ansima ormai
    la passeggiata per mutarsi in corsa, e sorprende una parola
    una parola qualsiasi scappata a sé sola - come i vecchi alla
    [Baggina,
    i matti.
    Pure, dopo il silenzio del verziere
    - vedessi che fermento domattina - capita che ritrova la
    [città
    i negozi coi vetri luminosi, la folla, il salvagente. Come gli
    [altri
    il camminare di Carla riacquista sicurezza e andamento:
    [è milanese come è periferia
    calare per la festa attorno al centro.
    Un giro usato
    la riprende, un comizio l’attarda e fa pressione
    uno sguardo per lei, si perde il tempo.
    L’aria scura dov’è?
    [qui sono luci
    vive, abbaglianti, ci sono i quadri colorati dei pittori nelle
    [sale
    dove l’ingresso è libero.
    Oh la Coscienza che si guarda le Mani
    orribili, vestita solo di Calze nere fino all’Inguine! Pittore
    [espressionista ancora ancora
    si sbanda la ragazza e vuole uscire
    di corsa,
    o è per Aldo, che si effonde
    pendendo dalle sue labbra una giovane bionda
    e un’enorme signora con le volpi? O questi invece fermano
    la nuova fuga di Carla?
    Contegno, fingimento, con la mano
    una ravviata ai capelli e poi lo sguardo a confrontare l’altra
    in confidenza con Aldo: ancora rossa o bianca per la pallida
    vampa Carla avvampa, ma il pensiero più veloce del freno
    [è già pensiero
    pensato: ha gambe quella lì
    con le caviglie grosse, come è grassoccio il viso, poco fine.

    7

    Nerina ha voglia di ridere, perché ride ogni tanto
    adesso, con il figlio, Carla ha la faccia seria mentre provano
    allo specchio, mentre Nerina insegna e Carla impara
    a mettere il rossetto sulle labbra: ci deve essere in un
    [cassetto
    un paio di calze di nylon, finissime
    bisogna provarle.

    Questo lunedì comincia che si sveglia
    presto, che indugia svagata nella piazza
    prima di entrare in ufficio, che saluta
    a testa alta «Buongiorno» con l’aggiunta
    «a tutti», che sorride cercando Aldo con gli occhi
    che gli dice «Bella la ragazza e come
    attenta ai tuoi discorsi», che incomincia - forse - il lavoro
    fresca.

    Quanto di morte noi circonda e quanto
    tocca mutarne in vita per esistere
    è diamante sul vetro, svolgimento
    concreto d’uomo in storia che resiste
    solo vivo scarnendosi al suo tempo
    quando ristagna il ritmo e quando investe
    lo stesso corpo umano a mutamento.

    Ma non basta comprendere per dare
    empito al volto e farsene diritto:
    non c’è risoluzione nel conflitto
    storia esistenza fuori dell’amare
    altri, anche se amore importi amare
    lacrime, se precipiti in errore
    o bruci in folle o guasti nel convitto
    la vivanda, o sradichi dal fitto
    pietà di noi e orgoglio con dolore.

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