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mercoledì 14 marzo 2012

[OnAir] 9 March 2012


  1. Bianca Maria Frabotta il 9 March 2012 alle 12:27 pm
    Era un giorno di sole sui binari di un trenino già semiabbandonato che portava i pendolari da Palermo a Catania. Non ricordo l’anno, né la stagione, ma l’occasione ci era stata offerta da un promotore di poesia anticonvenzionale e appassionato come Antonio Presti.Un gruppo di poeti fra cui l’indimenticabile Pagliarani salì su quel treno con il compito di avvicinarsi ai viaggiatori e cominciare a leggere le proprie poesia a voce alta. Dovevo fare così anch’io e forse lo feci, ma m’incantai subito quando Pagliarani,entusiasta di quella opportunità e felice come un ragazzo in trasferta cominciò a scandire fra un gruppo di giovani con il suo inconfondibile ritmo e la sua voce di orco benefico, il travolgente recitativo di Fecaloro. Fra gli studenti, le casalinghe, gli immigrati, i soldati all’improvviso coinvolti in quel rito si diffuse qualcosa di attonito, di deliziosamente impacciato e poi quella voce diffusa e martellata di colpo bastò a sé stessa. Non era spettacolo, non era evento, era un piccolo rito effimero e memorabile. Come appunto è la casuale comparsa della poesia che affiora a tratti e poi si dilegua, scompare, ritorna fra chi meno l’aspetta.Due ragazzi,due giovani meccanici, confusi e catturati, dimenticarono di scendere alla loro fermata. Elio Pagliarani ieri è invece sceso alla sua fermata, ma sulla sua poesia non calerà la tela, seguiterà ad andare dentro di noi.
    Biancamaria Frabotta
  2. rosanna lupi il 9 March 2012 alle 7:45 am
    Ancora un poeta, ancora un grande poeta ci lascia. Pagliarani: Premio Speciale Camaiore 2006. 2011/2012 periodo davvero nefasto per i migliori autori della letteratura italiana. Non resta che inchinarci e senza retorica ripetere che abbiamo il conforto delle loro opere, come patrimonio inesauribile. Rosanna Lupi segr. Premio Camaiore
  3. Remo il 9 March 2012 alle 2:30 am
    Ho conosciuto Elio Pagliarani, brevemente, nel lontano 1968. Lui appariva ogni tanto al Dioniso Club di Giancarlo Celli, per vedere le nuove messe in scena. Dentro quella cantina buia e tenebrosa, proprio come una catacomba. Poi si andava a casa di Giancarlo o anche da lui a farsi una fumatina e a chiacchierare. Con i capelli irti e in disordine sul capo, la faccia larga e gli occhi accesi, pensavo sempre che fosse Il dio Dioniso in persona, venuto giù a trovarci per vedere come mai gli avessero dedicato un teatro/club underground.
    Rileggere qui questo piccolo brano de ” La ragazza Carla “, mi ha commosso. Uno degli esempi più limpidi di poesia vera, profonda e al tempo stesso politica. Più politica di mille discorsi dei “politici veri”( anche quelli bravi, quando ci sono e se ci sono )
    ciao Elio

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